Roberto e Valentina Gramiccia
A piedi scalzi
è una mostra curiosa. Si intitola così perché chi se l’è inventata ha messo a disposizione di ciascuno degli artisti che vi partecipa una scatola di scarpe vuota. Quindi l’idea è che uno senza scarpe è costretto a camminare scalzo. Che è forse seccante e fastidioso ma se il terreno non è troppo accidentato (pensate a una spiaggia tropicale) è anche molto piacevole e dà un’idea di grande libertà. Ecco, la libertà è il tema di questa mostra. Libertà dai vincoli di mercato e di linguaggio. Indipendenza di pensiero e di azione. Autonomia, sovversione anche, quando serve, quando è necessario.
La scommessa è quella di dimostrare che partire dalle stesse condizioni – a tutti è messa a disposizione la stessa scatola – non significa inibire ma esaltare la possibilità di scelte individuali. L’uguaglianza, cioè, come precondizione di una libertà sostanziale. Non è chi non veda, infatti, che in arte non è la stessa cosa disporre di macchine da guerra finalizzate al successo (potenti alleati, gallerie, materiali di prima scelta, assistenti abilissimi e soprattutto accesso al mondo della comunicazione e del potere finanziario) oppure non possedere altro che il proprio talento e la propria voglia di fare.
Nel nostro piccolo, quindi, noi abbiamo voluto mettere simbolicamente tutti sullo stesso piano, azzerando i vantaggi. Giovani e meno giovani, artisti storicizzati e non, pittori e scultori, installatori e inventori visivi non classificabili. Riteniamo, del resto, che l’uguaglianza sia una cosa per la quale valga la pena di battersi (forse la più importante) perché se manca, semplicemente, la libertà non ci può essere. Del resto i più inguaribili individualisti, essendo sicuri del proprio valore, da sempre si sono battuti pel l’eguaglianza: da Voltaire, a Marx, da Bakunin a Mazzini, da Gramsci a Gobetti e così via. Per non parlare degli artisti e dei poeti. Ve lo immaginate Rimbaud che cerca la raccomandazione o Picasso che copia un disegno a scuola?
Questa mostra, alla quale con entusiasmo hanno aderito tanti autori, ben si inserisce entro il novero delle magnifiche iniziative della Festa della Perdonanza (L’Aquila 28-29 agosto 2012 www.perdonanza-celestiniana.it), impregnata di temi della tradizione ma anche dell’attualità (dolorosa attualità) e soprattutto della cultura. Cultura indipendente, cultura della parola, delle immagini, della musica e del palato, capace di vivere nonostante e al di fuori della distribuzione di massa. Una distribuzione, quest’ultima, che non ha niente a che vedere con la qualità, evidentemente, perché la qualità non sopporta le regole implacabili e omologanti del grande mercato. Il sistema dell’arte, per come è venuto configurandosi negli ultimi decenni, in qualche modo ricostruisce in miniatura le dinamiche della distribuzione monopolistica. A funzionare, nel suo caso, non sono i supermercati e l’ordinata fibrillazione dei centri commerciali, i non luoghi di Marc Augé, ma un apparato miniaturizzato che tutto controlla: le carriere, il successo, le aggiudicazioni d’asta, le recensioni sulle riviste specializzate, la selezione dei nomi da invitare alle biennali e cosi via. In arte non esiste la grande distribuzione ma esiste una divisione scientifica e lobbistica degli ambiti di potere.
A piedi scalzi si colloca al di fuori di queste dinamiche, nella sua semplicità e nella sua modestia. Ma anche nella presunzione di indicare una possibile “strada contro”.
L’adesione di tanti artisti importanti ci conforta e rende prezioso obiettivamente questo microosservatorio di linguaggi, di tendenze e di inquietudini. Dentro una stanza saranno classificate, quindi, più di cinquanta possibili poetiche, una specie di mappatura povera ma anche ambiziosa di ciò che succede di rilevante da un punto di vista artistico nel nostro paese. viene prodotto a partire dalla fantasia creativa di cinquanta generosi artisti indipendenti. Una specie di giro d’Italia in una stanza.