Cos’è una penna BIC? E’ un semplice oggetto/strumento di cancelleria.
Il primo esemplare fù venduto in un Grande Magazzino di New York il 29.10.1945.
Non a caso il suo inventore fù l’ebreo-ungherese Làszlò Birò.
Trascorsi 70 anni la biro BIC ha mandato in pensione pennino e calamaio.
Attraverso la sua creatività Valerio Pisano trasforma un simbolo in uno strumento che gli consente di creare una relazione visiva formale fra il segno e l’osservatore.
La penna in sè, apparentemente semplice, data la familiarità dell’oggetto che appartiene ad ognuno di noi, presenta diverse difficoltà di lettura dei soggetti creati dall’Artista.
Tutte le immagini ragionevolmente possibili non si presentano automaticamente all’osservatore attraverso un risultato estetico immediato, bensì attraverso un processo di elaborata trasformazione ed una continua ricerca di metodo che agisce tra i segni indelebili, sia per associazione linguistica che visiva, dando origine ad un interessante sviluppo di nuovi segni: il confronto e la combinazione di forme conosciute genera la scoperta di forme ancora in gestazione, che appartengono alla creatività del nostro pittore Valerio Pisano ogliastrino, nato a Lanusei.
L’artista è maestro di sé stesso, autodidatta, non certamente riduttivo ma rafforzativo in quanto utilizza le sue BIC con una versatilità poetica, talvolta ironica e ribelle.
Le sue BIC viaggiano per il mondo, sono uniche e suscitano anche nei luoghi di sofisticate installazioni grande curiosità per l’originalità della proposta artistica all’interno della quale articola una dinamica che in alcuni casi si ispira alla sua terra, quali i bronzetti nuragici o i costumi del folclore isolano che interpretano il ballo sardo, da cui traspare una percezione di movimento come se ci trovassimo di fronte ad una “body art”. Niente è statico nel suo fare.
Per poter cogliere queste sensazioni noi dobbiamo “leggere” la linea come un puro movimento: dobbiamo cioè “sentirla” nel suo sviluppo temporale, come se la osservassimo man mano che si traccia o la tracciassimo noi stessi.
Il movimento è infatti il primo e fondamentale valore espressivo della linea. Noi quindi possiamo interpretare la linea non solamente come limite “inerte” di una forma o come mezzo per suggerire un volume, ma come elemento dotato di una propria dinamica.
Le sue rappresentazioni dell’essere umano, prevalentemente aniconici, esprimono aspetti della realtà in cui egli stesso vive, manifestandoli in maniera astratta, ma in un continuo contatto con le proprie pulsioni interiori, instaurando, in questo modo, un rapporto diretto tra l’arte e la vita, dove spesso il tutto non può essere pragmaticamente controllato.
Egli, con una semplice BIC, dà vita alla realtà ed alle idee, che hanno permesso all’Artista, attraverso un’autentica esplosione di vitalità ed una carica di tensione, di esprimere il suo moto interiore e la sua visione del mondo.
Valerio Pisano libera la personale creatività attraverso un tappo di bachelite della sua BIC, la mente diventa leggera, i rumori non si sentono più, la creatività è l’unico rumore attivo che lo riporta alla propria singolare infanzia tra libri di scuola e piccoli quaderni dove il suo tratto era già veloce e sui quali il piccolo Valerio pasticciava per sfuggire alla monotonia e fantasticare, allontanando la mente verso un futuro ricco di emozioni ispirate dalla natura della sua terra ma con la certezza della maturità di un adulto che quegli scarabocchi delle biro l’avrebbero portato al di fuori del proprio mondo proiettandolo verso una particolare ironia, dove non vi è nè inizio né fine ma uno scambio incessante tra l’immaginazione e la realtà.
Tale sua indole lo farà crescere e dimostrare una maggiore consapevolezza ed espressività che nel tempo le sue penne BIC lo avvicineranno all’arte cinetica, ricordando le forme surrealiste di Juan Mirò e realizzando continue e mutevoli combinazioni di figure sempre alla ricerca di una rinnovata percezione visiva che lo affiancheranno agli elementi di rottura grafici e di designer di Andy Warhol e Roy Lichtenstein, espressione dei movimenti artistici degli anni 50/60.
Le sue BIC chiacchierano all’interno della sua visionaria ironia, si pongono domande: “quale densa incisività attraverso il tratto chiaro-scuro darà alla mia forma ?” o “forse farò parte del San Sebastiano di Gherard Van Honthorst ?” o “darò anflatto di vita ad Adamo attraverso il supremo gesto del Dio Creatore ?” o “sarò inserita nella Sacra Sindone ?” o “inciderò lo spazio del pittore Fontana ?” e così via….
Silenzio ! Il Maestro inizia a creare.
E così nascono all’interno dei suoni della sua mente i progetti, le sue performances che esprimono riflessi surreali mediante semplici penne BIC che vengono riconosciute nel linguaggio ufficiale dell’Arte moderna, capace di costruire un “luogo non luogo” che provoca la curiosità dell’immaginario collettivo.
E le BIC continuano a danzare….. col sottofondo magnetico del rumore della penna a sfera che le disegna su un supporto materiale o fogli di quaderno.
Rita GRAUSO curatrice